Discorso sulla Fede in Gesù Cristo

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Discorso sulla Fede in Gesù Cristo

Siracusa 23 Giugno 2018

La piena comprensione del significato di “fede”, tra tutti gli argomenti religiosi e sociali, con i quali l’umanità si confronta quotidianamente è certamente una questione preminente.

La fede è un segno di distinzione del credente, una caratteristica di fiducia nell’ideale che genera energia, coraggio e azione. La fede si trova applicata in tutti gli ideali dell’umanità, sia positivi come nell’affermare un’idea letteraria, scientifica o artistica, sia negativi come la fede di un conquistatore che desidera avere tutto ai suoi piedi. La storia è colma di esempi della prima e seconda serie.

In queste pagine è trattata esclusivamente la “Fede in Gesù Cristo” in quanto essa è uno degli elementi centrali del Piano di redenzione del Padre Celeste e quindi dello scopo della vita dell’uomo mortale sulla terra.

La comprensione della posizione “strategica” della fede aumenta e acquista piena bellezza quando conosciamo meglio i particolari del piano di Dio per l’uomo.

La fede in Gesù Cristo è richiesta da Dio Padre all’uomo mortale, come atto di fiducia verso il Suo piano di redenzione, che si realizza attraverso l’espiazione del figliolo Gesù Cristo, primogenito nello spirito e unigenito nella carne. In questo piano Dio Padre è paragonabile al “Re”, ed i suoi figli” non come “sudditi” ma come regali eredi”, il piano infatti è costituito per qualificare altri Re.

A dispetto delle norme politiche di governo delle maggiori civiltà degli uomini, la relazione che Dio (Il Re) richiede all’uomo (figlio e suddito), è inversa. Infatti, mentre i re delle nazioni della terra desiderano sempre rafforzare il loro potere, quindi vessano i sudditi con tasse, limitazioni ed imposizioni di ogni tipo, Dio ha un solo desiderio: fare in modo che i suoi figli (sudditi) divengano come Lui ed ereditino tutto ciò che possiede, ragione per cui non sono propriamente sudditi ma eredi. Questa è la politica del Padre Celeste. Questo è il centro del suo piano per i suoi figli, bene espresso al profeta Mosè in una sintesi perfetta

“Poiché questa è la mia opera e la mia gloria, far avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo” (Mosè 1:39).

Il Piano di redenzione si basa sulle leggi eterne del sacerdozio, funziona con pochi principi basilari:

Primo All’uomo mortale e decaduto é concesso il potere grandioso e maestoso del discernimento del bene dal male, che unito al libero arbitrio ne fanno un essere dotato di capacità di crescita infinita, in grado di ricondurlo al Padre attraverso la scelta della “Luce” eterna del sacerdozio e nel rifiuto delle “Tenebre”.

Secondo Il potere di discernimento del bene dal male è acquisito intrinsecamente con la condizione della vita mortale terrena, ambiente nel quale opera pienamente il “Distruttore”, che ha l’unica missione di distruggere i figli di Dio, invitandoli a prendere le scelte che portano verso le “Tenebre”.

Terzo L’uomo mortale e decaduto viene “Redento” tramite l’espiazione del beneamato figlio di Dio Gesù Cristo e potrà tornare alla Sua presenza, a condizione che prenda il nome del figlio e faccia le alleanze con lui tramite il suo Vangelo.

Quarto Considerato che l’uomo mortale da solo non è in grado di vincere il “Distruttore” Dio gli dà uno strumento universale di protezione. Questo strumento di protezione è la “Luce di Cristo”. La Luce di Cristo è presente in ogni uomo mortale, a prescindere dalla razza, condizione sociale e religione, gli sussurra sempre di prendere decisioni che portano al “Bene o alla luce”.

Quinto Attraverso l’istituzione della Sua Chiesa, Dio stabilisce di essere accanto all’uomo nella condizione decaduta e di guidarlo. Questo punto è prezioso, Dio consapevole della complessa lotta del discernimento del bene dal male, nella quale molti possono cadere, crea una guida certa e dona all’uomo la possibilità di partecipare fattivamente al piano di redenzione per aiutarlo nei suoi sacri propositi.

Nota al punto “quartoPrima del 30 maggio del 1924 parlare della luce di Cristo era un argomento di pura teologia, nessuno scienziato avrebbe mai preso parte ad un dibattito nel quale si parlava del potere che la luce di Cristo ha di sussurrare alla mente umana i suoi messaggi. La conversazione sarebbe finita sempre nello stesso modo: Voi credete per fede ed avete “la certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono”, tutto però resta senza dimostrazione. Il mezzo attraverso il quale la luce di Cristo arriva agli uomini resta un puro affare di fede religiosa, non è dimostrabile, anzi noi diciamo che è solo la vostra impressione. Ma Il 30 maggio 1924 Marconi realizza con un apparecchio radio, la prima trasmissione della voce umana, che viaggiò invisibile nell’atmosfera terrestre fra Poldhu, in Inghilterra, e Sydney, in Australia oltre 2.500 Km di distanza. Poi il 6 ottobre 1924 alle 21, Ines Viviani Donarelli annuncia la messa in onda della prima trasmissione radiofonica in Italia per l’Unione radiofonica italiana. La scienza fece un gran balzo in avanti che sconvolse il dialogo tra scienza e religione.  Le onde radio inventate da Heinrich Rudolf Hertz e Nicola Tesla, quindi perfezionate nell’apparecchio radiofonica da Guglielmo Marconi, non si vedevano, erano invisibili, esattamente come la luce di Cristo. Tuttavia la loro esistenza era chiara dal momento che la voce si sentiva negli altoparlanti. Quel giorno per gli scienziati cadde il tabù che la certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono non era solo un argomento religioso ma anche scientifico.

Aspetti particolari del piano di redenzione

Guardando le parti del piano, balza in evidenza che il punto più difficile consiste nel fatto che attraverso il discernimento del bene dal male, unito al libero arbitrio, l’avversario è in grado di “confondere” e “ingannare” i figli di Dio con “grande facilità”, facendo vedere il “male” come se fosse “bene”. Molti i punti del piano in effetti sono costruiti per impedire questo “inganno”, “seduzione” o in altri termini “abbraccio” mortale.

Restando in ambito scientifico possiamo esprimere, o meglio tradurre, questo aspetto del piano e della condizione terrena dell’uomo, attingendo ad uno degli insegnamenti più preziosi di Gesù, citato nel vangelo di Giovanni, nel capitolo 15, verso 4: che definiamo il Principio della “Vite e dei tralci”.

Apparentemente Gesù sta spiegando la relazione di amicizia e fiducia che il fedele deve instaurare con lui, in effetti sta enunciando la più potente chiave comportamentale che ci salva dagli inganni dell’avversario.

Giovanni 15: 4 Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. 5 Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla

Il principio dice con disarmante chiarezza:

Gesù spiega che quando affrontiamo questa lotta con le sole nostre forze, non c’è scampo: “non potete far nulla”. La condizione per vincere l’avversario è una sola: “dimorate in me”, perché “chi dimora in me porta molto frutto” (vittoria sull’avversario e altre benedizioni).

Il principio quindi enuncia con disarmante chiarezza l’unica chiave in possesso dei figli di Dio per vincere gli inganni dell’avversario:

Nonostante sia tutto molto chiaro e la chiave della vittoria enunciata dallo stesso Redentore, a causa dell’intelligenza, del libero arbitrio e della capacità individuale di discernere tra ciò che è bene, e ciò che è male, molti, anzi moltissimi non apprendono la lezione.

Qui si apre una finestra con una vista infinita.

In effetti i poteri di cui godono i figli di Dio sono elevatissimi:

Soltanto per dare il contorno alla vastità immensa del potere posseduto dall’uomo cosiddetto “decaduto”, cito uno dei primi principi basilari della vita mortale contenuto nel libro della Genesi.

Genesi 3: 22 E l’Eterno DIO disse: «Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male. Ed ora non bisogna permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell’albero della vita perché, mangiandone, viva per sempre» (nella condizione decaduta in cui ora si trova).

Come si nota bene, Adamo nel giardino di Eden possedeva già i primi due poteri, era un essere intelligente ed autonomo in grado di scegliere se obbedire a Dio o meno tramite il libero arbitrio. L’aggiunta a questi primi due poteri, anche di quello del discernimento del bene dal male, fa fare ad Adamo, divenuto ormai mortale, un salto verso l’alto elevatissimo. Il Padre Eterno addirittura dice “Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male”. Siamo certi di restare nella pienezza della dottrina quando diciamo che l’uomo mortale possiede tutti i poteri della divinità in forma embrionale. Questa è una grande verità, infatti, è proprio in funzione di come i figli di Dio utilizzano sulla terra questi tre immensi poteri, vincendo la forte opposizione dell’avversario, che si qualificano a tornare “Redenti” a Dio. Quando il profeta Joseph Smith al funerale del carissimo amico King Follett disse “l’uomo è quello che un giorno Dio era”, si riferiva proprio a questo elemento basilare del piano di Redenzione

“Dio stesso era una volta come noi ora,
ed è un UOMO ESALTATO,
e siede sul trono in cielo” Joseph Smith

la differenza tra gli attributi del Padre Celeste e quelli dell’uomo mortale è quindi da identificare nella condizione decaduta e mortale dell’uomo, in via embrionale l’uomo possiede (mortalità ed esaltazione ovviamente esclusi), i suoi poteri, che si renderanno manifesti pienamente con la resurrezione, alla sola condizione che attraverso la crescita personale, line su linea, obbedienza su obbedienza, ci qualifichiamo per passare dallo stato di

“UOMINI MORTALI IMPERFETTI
a quello di
“UOMINI RISORTI RESI DA DIO SIMILI A LUI”

Questo è l’obiettivo di Dio, questo è lo scopo per cui la vita terrena è terribilmente difficile, la posta in gioco è trasformare l’uomo da caduco, imperfetto e mortale, in ciò che veramente è un essere regale, un Dio.

Tuttavia, i figli di Dio, “entusiasmati” dal “Piacere” enorme che conferiscono questi tre poteri, si comportano spesso in modo “inavveduto” e non si chiedono il perché li possiedono, anzi lo stato di cose viene visto come la normalità e banalità più assoluta, non si rendono conto che la loro “Crescita” o “Redenzione dalla mortalità”, passa proprio attraverso il governo di questi tre poteri.

2 Nefi 2 2:16 Pertanto il Signore Iddio concesse all’uomo di agire da sé. Pertanto l’uomo non avrebbe potuto agire da sé, a meno che non fosse attirato o dall’uno o dall’altro.

Alma12: 31 Pertanto egli dette agli uomini dei comandamenti, poiché avevano in precedenza trasgredito ai primi comandamenti quanto alle cose che erano temporali, ed erano divenuti come dèi, sapendo distinguere il bene dal male, e si erano messi nella condizione di agire — ossia erano stati posti nella condizione di agire secondo la loro volontà e il loro piacere, sia per fare il male, sia per fare il bene.

Caratteristiche del fedele

Dopo questa ampia pagina introduttiva torniamo al nostro argomento con più determinazione e consapevolezza

Come si nota il figlio di Dio “Fedele” deve dare al Padre dimostrazione di avere la capacità di scegliere il giusto in tutti i punti del piano tranne il primo, che costituisce la potenzialità da raggiungere. Il figlio si qualifica come “fedele” nel momento in cui, in base alle continue circostanze e prove della vita, dimostra di superare gli ostacoli che si materializzano sempre in:

1 Scegliere il bene invece che le tenebre (punto 2)
2 Fare alleanza con Gesù Cristo, Battesimo, Spirito Santo, Tempio, obbedienza ai comandamenti, ovvero vivere ascoltando e obbedendo alla Luce di Cristo (punto 3)
3 Avere sempre “Fiducia” in Dio” e seguire la luce di Cristo (punto 4)
4 Operare attraverso il personale ministero nella Chiesa, in obbedienza ai dirigenti (punto 5)

Sembra facile, ma è difficilissimo perché il potere del discernimento del bene dal male è in grado di dare all’avversario armi molto sofisticate, non ultima quella di far “sembrare” il “male” come se fosse il “bene” e viceversa. In effetti se tiriamo una linea comune nella quale far rientrare tutte le trappole dell’avversario questa è la più potente e distruttiva.
L’uomo mortale senza la luce di Cristo e la guida dello Spirito Santo non è in grado di smascherare l’avversario.
Operando una ulteriore sintesi sulla struttura del piano di Dio, si vede chiaramente che al fedele per qualificarsi a tornare al Padre (punto 1) è richiesto di vincere gli ostacoli contenuti in tutti gli altri punti.
Chiunque è in condizioni di comprendere che nel piano di Dio il fedele si qualifica attraverso le sue scelte di onore alla fedeltà del piano di redenzione.

Questa struttura distingue bene e in modo chiaro il termine “Fedele” dal termine “Fede”.

Dio è così generoso che è disposto a dare al fedele tutto ciò che possiede e lo ha messo per iscritto in una rivelazione
37 E colui che riceve me, riceve mio Padre; 38 E colui che riceve mio Padre, riceve il regno di mio Padre; perciò, tutto quello che mio Padre ha gli sarà dato. (D. & A. Sezione 84:37-38)
ovvero tutto si basa sulla reciproca fedeltà: a chi accetta il Redentore Dio dona tutto quello che possiede.
Il termine “fedele” è ciò che nella Bibbia è rapportato alla fedeltà.
Fedele è un termine usato per stabilire ciò che è stabile, sicuro e certo. La persona fedele rimane uguale a sé stesso. Nella tradizione ebraica e nel conseguente cristianesimo, Dio Padre è fedele, come citato nel libro dell’esodo
“E l’Eterno passò davanti a lui, e gridò: l’Eterno! l’Eterno! l’Iddio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà
(Esodo 34:6).
Nel patto con Israele, Dio Padre manifesta la Sua costante volontà di proteggerla per poterla salvare e redimere. Da sottolineare che questo atteggiamento rimane tale anche quando Israele diventa infedele. Nel Salmo 145 Dio Padre è osannato per la sua fedeltà
“che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi; che mantiene la fedeltà in eterno” (Salmo 145:6).
La fede quindi si può enunciare come la condizione di assoluta fiducia che il fedele acquisisce sviluppando la relazione con Dio. Il fedele dimostra con il comportamento che la sua fiducia ed obbedienza nel piano di Dio per lui è perfetta.

La fede è quindi l’effetto della fedeltà non la causa.

La presenza della fede nei figli decaduti, genera da parte di Dio il desiderio di “premiarli” nelle loro prove, pertanto per fede possono essere spostate le montagne, a condizione che il Padre Eterno abbia la stessa volontà. Particolare questo che tratterò nel “Discorso sulle benedizioni”

Purtroppo, come ho già anticipato al lettore, utilizzando le armi del discernimento che generano confusione tra il bene ed il male, l’avversario ha seminato tra i figli di Dio false interpretazioni del concetto di fede, ovvero ha manipolato le dichiarazioni sul tema dei profeti di Dio e del Redentore stesso per sconvolgere il principio della fede.

Nella stragrande maggioranza delle credenze cristiane, la fede è associata al fatto che essa è un dono proveniente da Dio”. Esatto, ma è donata al credente per effetto di una causa certa: la sua fedeltà. La fedeltà è l’esclusiva causa del dono.
I problemi nascono quando, nella maggior parte delle variopinte coscienze umane si crea una sensazione di discriminazione pericolosa che genera gioia, frustrazioni e alibi, in base alle proprie condizioni, Questi sentimenti, sono dovute al fatto che essendo la fede considerata erroneamente un dono di Dio, si sente beato ogni oltre misura chi l’ha ricevuto ed emarginato chi invece non lo possiede. Questo modo di pensare vede la fede come aspetto intrinseco del carattere o della personalità dell’essere vivente, equivalente al colore degli occhi o alla struttura del corpo. La fede è spesso presentata e percepita come una “causa” che con moto proprio, genera fiducia in Cristo. Ma abbiamo dimostrato che la verità è completamente diversa.

Nel dizionario Wikipedia in merito al significato di “Causa” viene dichiarato che:
“il concetto di causa assieme a quello connesso di causalità o relazione causale indica la relazione tra due fenomeni (o classi di fenomeni), nel caso in cui il primo fenomeno, detto causa, è motivo di esistenza del secondo, detto effetto. La causa è il motivo per il quale qualcosa è, ed è così come è.

Nello stessa enciclopedia in merito a “Fede” si danno queste due  spiegazioni: “Passando dal senso comune al significato religioso, riferendosi in questo caso ad un contenuto trascendente o divino, la fede è definibile come l’adesione a un messaggio o un annuncio fondata sull’accettazione di una realtà invisibile, la quale non risulta cioè immediatamente evidente, e viene quindi accolta come vera nonostante l’oscurità che l’avvolge.[4] La fede consiste pertanto nel «ritenere possibile» quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente”. In una terza accezione, ovvero nella teologia cristiana, la fede è una delle tre virtù teologali, dono divino, che dispone il credente ad abbandonarsi fiduciosamente nelle mani di Dio accettando la sua parola.

La fede quindi da “effetto” prodotto dalla fiducia e dall’obbedienza del credente, mistificata dall’avversario diviene “causa” dotata di moto proprio. La fede diviene un dono di Dio. Il danno è abissale e si enuncia in questo modo:
“sono triste perché Dio non mi ha dato il dono della fede che invece ha dato a te”.
Quante volte abbiamo sentito proferire questa accusa ingiusta contro Dio?
Spesso e sempre in circostanze dolorose da un’anima dilaniata, priva di autostima.

Il circolo virtuoso del piano di Dio che qualifica la crescita del fedele

Come in un grande sistema di qualità, il piano di Dio per i suoi figli ha un circolo virtuoso di crescita basato sulla Fede.
Nella guida alle scritture in concetto di Fede viene enunciato come:
Fiducia in qualcosa o qualcuno. Nel senso in cui è più spesso usata nelle Scritture, fede significa la fiducia in Gesù Cristo che porta una persona a obbedirGli. La fede deve essere incentrata in Gesù Cristo perché possa condurre una persona alla salvezza. I Santi degli Ultimi Giorni hanno anche fede in Dio Padre, nello Spirito Santo, nel potere del sacerdozio e in altri importanti elementi del Vangelo restaurato.

La fede comprende la speranza di cose che non si vedono, ma che sono vere.
La speranza è la fiduciosa aspettativa e desiderio delle benedizioni promesse ai giusti. Le Scritture spesso parlano di speranza come anticipazione della vita eterna mediante la fede in Gesù Cristo.

 

Dobbiamo considerare e trattare i principi spirituali sopra citati, allo stesso livello di quelli fisico-matematici, ne consegue che siamo in grado di spiegarli come parti di una struttura scientifica e non filosofica. Spero che il lettore abbia la pazienza di considerare la “Dottrina del vangelo” come la scienza attraverso la quale Dio spiega il piano di redenzione ai suoi figli.
Questa struttura, della comunicazione di Dio con qualsiasi uomo e l’umanità intera è tanto potente e chiara quanto lo è la luce in una chiara giornata di sole a mezzogiorno. Purtroppo la sua valenza si è persa con la grande apostasia del cristianesimo.
Nel piano di redenzione Dio è disposto a dare all’uomo fedele tutto ciò che possiede, in cambio chiede soltanto l’obbedienza ai suoi comandamenti, una serie di norme che portano il fedele verso la luce e allontanano dalle tenebre. Questo è dichiarato da Dio stesso nella rivelazione al profeta J. Smith nella sezione 84 del libro di Dottrina e alleanze

E colui che riceve mio Padre, riceve il regno di mio Padre; perciò, tutto quello che mio Padre ha gli sarà dato (D&A sezione 84:38).

I comandamenti in effetti, altro non sono che un codice di comportamento votato a fare il bene che santifica l’uomo.

Di conseguenza, anche l’uomo, per avere l’eredità promessa deve essere fedele al patto fatto con Dio. La fedeltà dell’uomo si misura nella costanza e fermezza con cui mantiene le promesse fatte a Dio, cioè nella sua fedeltà. In pratica attraverso il libero arbitrio, il fedele dà a Dio dimostrazione che le scelte operate vanno verso la luce e si allontanano dalle tenebre. In questo processo il fedele dà anche prova di riconoscimento che è Dio la fonte della “verità”, per cui rispettando questo principio, non si avventura alla ricerca di verità diverse.

A questo punto occorre precisare che in quanto l’eredità promessa da Dio all’uomo è maestosa oltre ogni misura, una parte dei comandamenti si basa sulla fiducia che l’uomo deve dare a Dio anche nel caso in cui la realtà materiale non gli è chiaramente visibile. In altri termini il fedele non deve abbandonare Dio, ovvero perdere la fede, nelle difficoltà e nelle prove. L’uomo deve essere sempre consapevole che le prove e le difficoltà preparate da Dio per lui, hanno il solo fine di dargli opportunità di dimostrare che è fedele. Il fedele, per ottenere il premio promesso è tenuto a dimostrare di mantenere la fede anche quando le prove e le difficoltà sono dolorose. L’atteggiamento del fedele nella durezza delle prove rappresenta il principio sommo della crescita. Una prova si può identificare sia in quello che comunemente chiamiamo “Benedizione” o anche “Privazione”.

Lo scrittore Kipling nella poesia, “Se” ha tracciato quasi con grandiosità da profeta questo concetto:

Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
l’hanno persa e danno la colpa a te,
se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa,
o essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all’odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
o guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
e piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
e rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
e perdere, e ricominciare daccapo
senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
a sorreggerti anche quando sono esausti,
e così resistere quando in te non c’è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: “Resistete!”
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
o passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
e – cosa più importante – sarai un Uomo, figlio mio!

Il Padre Eterno raffigura pienamente il Padre terreno della poesia di Kipling, si aspetta dal figlio fedele gli stessi atteggiamenti, in effetti la conclusione “sarai un uomo figlio mio”, può essere scritta in questo modo, senza cambiare di contenuto:

“Sarai un uomo santificato e redento, figlio mio”

Il punto 4 del Piano di redenzione aiuta molto a comprendere la fede e pone l’atteggiamento comportamentale del fedele al centro della crescita spirituale. La crescita inizia ascoltando i sussurri della Luce di Cristo che porta colui che la segue, il fedele, a fare il bene, in questo modo si sviluppa un inizio di fede in Gesù Cristo anche se nessuno gli ha mai parlato di Lui, senza averlo mai visto o conosciuto.
La prova più diffusa alla quale tutta l’umanità è sottoposta per dimostrare di essere fedele al piano di Dio, riguarda la sensibilità nel dare ascolto alla “luce di Cristo”. La luce di Cristo oltre ad essere una componente importantissima del piano di redenzione è una energia che è presente in tutto l’universo e tocca il cuore di “ogni uomo” a prescindere dalla condizione sociale, razza, cultura e religione.

I profeti e la fede

Adesso siamo in grado di affrontare le spiegazioni dei profeti sulla fede e probabilmente siamo anche in grado di completare un mutamento di pensiero verso la fede.

 

Alma
Alma 32:21 Ed ora, come ho detto riguardo alla fede, la fede non è l’avere una conoscenza perfetta delle cose; perciò, se avete fede, sperate in cose che non si vedono, ma che sono vere. 26 Ora, come ho detto riguardo alla fede — che non è una conoscenza perfetta — così pure è delle mie parole. All’inizio non potete sapere che sono vere, in modo perfetto, più di quanto la fede sia una conoscenza perfetta.

Amulek
Alama 34: 17 Possa dunque Dio accordarvi, fratelli miei, di poter iniziare ad esercitare la fede fino a pentirvi, perché possiate cominciare a invocare il suo santo nome, affinché egli abbia misericordia di voi. 28 Ed ora ecco, miei diletti fratelli, io vi dico: Non pensiate che ciò sia tutto; poiché, dopo che avrete fatto tutte queste cose, se respingete i bisognosi e gli ignudi e non visitate i malati e gli afflitti, e non impartite delle vostre sostanze, se ne avete, a coloro che si trovano nel bisogno, vi dico, se non fate nessuna di queste cose, ecco, la vostra preghiera è vana e a nulla vi giova, e siete come gli ipocriti che negano la fede. 29 Perciò, se non vi ricordate di essere caritatevoli, siete come le scorie che i fonditori gettano via (essendo di nessun valore) e che sono calpestate dagli uomini. 3 Sì, vorrei che veniste avanti e non induriste più il vostro cuore; poiché ecco, ora è il momento e il giorno della vostra salvezza; e dunque, se vi pentirete e non indurirete il cuore, il grande piano di redenzione si realizzerà immediatamente per voi. 32 Poiché, ecco, questa vita è per gli uomini il tempo in cui prepararsi ad incontrare Dio; sì, ecco, il giorno di questa vita è per gli uomini il giorno in cui prepararsi a compiere le loro opere. 33 Ed ora, come vi ho detto prima, siccome avete avuto tante testimonianze, vi supplico dunque di non procrastinare il giorno del pentimento fino alla fine; poiché, dopo questo giorno di vita che ci è dato per prepararci per l’eternità, ecco, se non facciamo buon uso del nostro tempo durante questa vita, allora viene la notte tenebrosa in cui non si può compiere nessuna opera. 34 Non potrete dire, quando sarete portati a quella crisi terribile: Mi pentirò, tornerò al mio Dio. No, non potrete dirlo; poiché lo stesso spirito che possiede il vostro corpo al momento in cui uscite da questa vita, quello stesso spirito avrà il potere di possedere il vostro corpo in quel mondo eterno. 35 Poiché ecco, se avete procrastinato il giorno del pentimento fino alla morte, ecco, siete divenuti soggetti allo spirito del diavolo ed egli vi suggella come suoi; perciò lo Spirito del Signore si è ritirato da voi e non ha posto in voi, e il diavolo ha su di voi ogni potere; e questo è lo stato finale dei malvagi. 36 E so questo perché il Signore ha detto che non dimora in templi impuri, ma dimora nel cuore dei giusti; sì, ed ha anche detto che i giusti siederanno nel suo regno, per non uscirne più; ma le loro vesti debbono essere rese candide tramite il sangue dell’Agnello. 37  Ed ora, miei diletti fratelli, desidero che ricordiate queste cose e che compiate la vostra salvezza con timore dinanzi a Dio, e non neghiate più la venuta di Cristo; 38 Che non lottiate più contro lo Spirito Santo, ma che lo riceviate e prendiate su di voi il nome di Cristo; che vi umiliate fin nella polvere e adoriate Dio, in qualsiasi luogo possiate essere, in spirito e in verità; e che viviate quotidianamente nella gratitudine per i numerosi atti di misericordia e benedizioni ch’egli vi concede. 39 Ed ora, fratelli miei, vi esorto pure a vegliare costantemente nella preghiera, per non essere sviati dalle tentazioni del diavolo, affinché egli non possa dominarvi, affinché non diveniate suoi sudditi all’ultimo giorno; poiché, ecco, egli non vi ricompensa con nulla di buono. 40 Ed ora, miei diletti fratelli, vorrei esortarvi ad aver pazienza e a sopportare ogni sorta di afflizioni; a non imprecare contro coloro che vi scacciano a causa della vostra estrema povertà, affinché non diventiate peccatori come loro; 41 Ma che abbiate pazienza e sopportiate queste afflizioni, con la ferma speranza che un giorno riposerete da tutte le vostre afflizioni.

Paolo
Ebrei 11:1 Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono; 6 Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano. 7 Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede. 8 Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. 9 Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, 10 perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio. 11 Per fede anche Sara, benché fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. 12 Perciò, da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che non si può contare. 13 Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. 17 Per fede Abraamo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito. 18 Eppure Dio gli aveva detto: «È in Isacco che ti sarà data una discendenza». 19 Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.

 Ether
Ether 12:6Ed ora io, Moroni, vorrei parlare un po’ riguardo a queste cose; vorrei mostrare al mondo che la fede consiste in cose che si sperano e non si vedono; pertanto non disputate perché non vedete, poiché non riceverete alcuna testimonianza se non dopo aver dato prova della vostra fede”.

Contributo moderno del Presidente George Albert Smith

Proprio in commento al capitolo di Ebrei 11 a modo di corollario a queste storie prodigiose si pone la dichiarazione del presidente George Albert Smith (Insegnamenti del profeta G. A. Smith), in merito ad esempi luminosi di fede accaduti a somiglianza di quelli antichi nella nostra dispensazione:
“Siamo stati informati che senza fede non possiamo piacere a Dio. Essa è la causa che motiva tutte le azioni, e le Scritture sono piene di prove del potere della fede. Fu la fede. Il potere della fede è evidente nella vita dei santi retti in questa dispensazione. In quest’ultima dispensazione fu per la sua fede assoluta in Dio che il giovane profeta Joseph Smith andò nel bosco e si inginocchiò in preghiera, e ricevette la prima grandiosa manifestazione celeste che giunse a lui, con cui fu di nuovo resa nota all’umanità la personalità della Divinità. Fu per fede che egli poté andare sulla collina di Cumora e ricevere dalle mani dell’angelo quei sacri annali che in seguito tradusse per dono e potere di Dio.
Fu per fede che condusse il suo popolo da Kirtland al Missouri e di nuovo nell’Illinois, e seppur fossero ripetutamente depredati e scacciati dalle loro case, la fede che era piantata nei loro cuori rimase con loro, ed essi seppero che Dio si preoccupava di loro.
Fu per fede che fu fondata la grande città di Nauvoo, sotto la direzione del profeta Joseph Smith; e fu per fede che le gloriose verità contenute in Dottrina e Alleanze furono da lui ricevute.
Fu per fede che Brigham Young condusse il popolo in queste terre occidentali la Valle del Lago Salato; e quando arrivò sulla vetta del monte e guardò verso la valle, Dio gli diede una testimonianza che questo era il posto in cui doveva essere stabilita Israele… Fu per fede che il popolo pose la pietra angolare di questo grande Tempio di Salt Lake nella sua debolezza e povertà, credendo che Dio avrebbe preparato la via e avrebbe fornito i mezzi con cui poter completare la struttura.
Fu per fede che la misericordia del nostro Padre Celeste fu estesa al popolo quando, nella sua miseria, vide il suo raccolto consumato dai grilli, senza mezzi per prevenirlo, e nella provvidenza di Dio, le preghiere del popolo ebbero risposta e ricevettero testimonianza con l’arrivo dei gabbiani che preservarono il loro raccolto e li salvarono dal morire di fame…

Il contributo radicale e liberatorio del profeta Alma

Il profeta Alma nel capitolo 42 del suo libro, parla in modo chiaro del rapporto di Dio con la giustizia e la misericordia e con parole semplici espone uno dei principi fondamentali del piano di salvezza preparato dal Padre eterno per tutti i suoi figli.

Alma 42: 12 Ed ora, non v’era alcun mezzo per affrancare gli uomini da questa condizione decaduta, che l’uomo aveva richiamato su di sé a causa della sua disobbedienza; 13 Perciò, secondo giustizia, il piano di redenzione non avrebbe potuto essere realizzato se non a condizione che gli uomini si pentissero in questo stato di prova, sì, in questo stato preparatorio; poiché, se non fosse stato a queste condizioni, la misericordia non avrebbe potuto aver effetto senza distruggere l’opera della giustizia. Ora, l’opera della giustizia non poteva essere distrutta; se così fosse, Dio cesserebbe d’essere Dio. Alma 42: 25 Perché, credi tu che la misericordia possa derubare la giustizia? Io ti dico: No, neppure in un punto. Se così fosse, Dio cesserebbe di essere Dio.

Il profeta Alma non lascia scampo, dobbiamo ammettere che la fede non può essere considerato un “dono assoluto di Dio” paragonabile al dono della sensibilità musicale, scientifica, atletica, artistica o letteraria, perché se così fosse il Padre farebbe discriminazione sulla salvezza e sulla redenzione tra coloro che lo possiedono e gli esclusi.

La spiegazione sconvolgente dell’apostolo Giacomo

Nella lettera dell’apostolo Giacomo, al secondo capitolo, troviamo la scrittura della Bibbia che aiuta nella comprensione più profonda del dono della fede. Nelle parole di Giacomo é racchiuso il mirabile concetto che la fede non è un dono assoluto di Dio, ma essa è collegata alle opere:

Giacomo 2:14 A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano,16 e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? 17 Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. 18 Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». 19 Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano. 20 Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore? 21 Abraamo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere quando offrì suo figlio Isacco sull’altare? 22 Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa; 23 così fu adempiuta la Scrittura che dice: «Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia»; e fu chiamato amico di Dio. 24 Dunque vedete che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto. 25 E così Raab, la prostituta, non fu anche lei giustificata per le opere quando accolse gli inviati e li fece ripartire per un’altra strada? 26 Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

I miracoli non producono la fede, ma una fede forte si sviluppa tramite l’obbedienza al vangelo di Gesù Cristo.  In altre parole, la fede scaturisce dalla rettitudine:

Alma 32:40 “E così, se non volete nutrire la parola, guardando in avanti al suo frutto con l’occhio della fede, voi non potrete mai cogliere il frutto dell’albero della vita. 41 Ma se nutrirete la parola, sì, se nutrirete l’albero mentre comincia a crescere, mediante la vostra fede, con grande diligenza e con pazienza, attendendone il frutto, esso prenderà radice; ed ecco, sarà un albero che crescerà fino alla vita eterna. 42 E mediante la vostra diligenza, la vostra fede e pazienza con la parola nel nutrirla, affinché possa prendere radice in voi, ecco, in breve ne coglierete il frutto che è preziosissimo, che è dolce più di tutto ciò che è dolce e che è bianco più di tutto ciò che è bianco, sì, e puro più di tutto ciò che è puro; e farete un banchetto di questo frutto, fino a che sarete sazi, cosicché non avrete più fame né sete. 43 Allora, fratelli miei, raccoglierete la ricompensa della vostra fede e della vostra diligenza, pazienza e longanimità nell’attendere che l’albero vi portasse frutto”.

Stesso principio sviluppato nella sezione 63 di D&A

D&A 63:“Ma ecco, la fede non viene mediante i segni, ma i segni seguono coloro che credono. 10 Sì, i segni vengono mediante la fede, non per volontà degli uomini, né come piace a loro, ma per volontà di Dio. 11 Sì, i segni vengono mediante la fede, per fare opere potenti, poiché senza la fede nessun uomo compiace Iddio; e Dio non si compiace di coloro con cui è adirato; pertanto a costoro egli non mostra alcun segno, se non nella sua ira, a loro condanna. 12 Pertanto io, il Signore, non mi compiaccio di quelli fra voi che hanno cercato dei segni e dei prodigi per avere fede, e non per il bene degli uomini a mia gloria”.

La spiegazione di Moroni sulla Fede

Questi scritti profetici contengono tutti gli elementi che portano alla fede e ne fanno una grande virtù, occorre molta meditazione per comprenderli e molta comunione con lo Spirito Santo. Questi scritti sono simili ad un grandioso mosaico che solo ad una grande distanza rivela la sua immagine completa. Il profeta che ha racchiuso questo grandioso mosaico in poche linee facilmente comprensibili è Moroni. Non è un caso che il discorso di Moroni sulla fede si trova proprio alla fine del libro di Mormon, quasi nell’ultima pagina. Anche Gesù lasciò ai nefiti le sue più profonde istruzioni sul piano di redenzione pochi minuti prima di ritornare in cielo.

Moroni 10: 18 E vorrei esortarvi, miei diletti fratelli, a ricordare che ogni buon dono viene da Cristo. 19 E vorrei esortarvi, miei diletti fratelli, a ricordare che egli è lo stesso, ieri, oggi e per sempre e che tutti questi doni di cui ho parlato, che sono spirituali, non saranno mai aboliti fintantoché esisterà il mondo, dipendendo solo dall’incredulità dei figlioli degli uomini. 20 Pertanto deve esserci fede; e se deve esserci fede deve pure esserci speranza; e se deve esserci speranza deve esserci anche carità. 21 E a meno che non abbiate carità, non potete in alcun modo essere salvati nel regno di Dio; né potete essere salvati nel regno di Dio se non avete fede; né lo potete se non avete speranza. 22 E se non avete speranza dovete necessariamente essere nella disperazione; e la disperazione viene a causa dell’iniquità. 23 E Cristo disse in verità ai nostri padri: Se avete fede, potete fare ogni cosa che mi sia opportuna.


Il profeta Moroni, apre e concatena gli elementi che portano il fedele alla fede. In un semplice chiasmo mostra perché la fede non è contemplazione ma rappresenta il grande potere d’azione capace di muovere le montagne. Moroni spiega senza possibilità di fraintendimento che la fede è il dono che viene concesso soltanto a coloro che sviluppano la carità. Moroni proclama con franchezza e semplicità che il dono della fede scaturisce da coloro che attraverso la carità si impegnano a fare le cose che il maestro ha fatto, ad aiutare gli ultimi come il maestro li ha aiutato. A vincere l’avversario come il maestro ha vinto nel Getsemani e sulla croce.

1Corinzi 13: 1 Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi carità, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. 2 Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi carità, non sarei nulla. 3 Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi carità, non mi gioverebbe a niente. 4 La carità è paziente, è benevola; la carità non invidia; la carità e non si vanta, non si gonfia, 5 non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, 6 non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; 7 soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 8 La carità non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; 9 poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; 10 ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. 11 Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. 12 Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. 13 Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è la carità.

Vi ho parlato attorno alla fede, in modo che non vi scoraggiate se le promesse di Dio non si realizzano come le aspettate!

Sento dallo Spirito Santo che i miei sentimenti nulla possono aggiungere a ciò che abbiamo già ricevuto dell’apostolo Paolo a conforto dell’anima, chiudo questo scritto e porto la mia testimonianza che quello che state per leggere è inciso in ogni cellula del mio essere.

Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava.
Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
Per fede anche Sara, benché fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. Perciò, da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che non si può contare.
Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra.

Ernesto Nudo

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